Riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia

Riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia

Il riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia: ecco gli atti da compiere per registrare un matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato non in Italia

Il riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia deve partire necessariamente dal presupposto che una unione gay al pari di ogni altro matrimonio, è una scelta di affetto comune delle persone che si uniscono e scelgono di intraprendere una vita comune ma, allo stesso tempo, è anche una forma di tutela per entrambi perchéé produce diritti e conseguenti doveri giuridico-legali.

Non esistendo il riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia è praticamente impossibile accedere a diversi momenti della vita dell’individuo: in caso ospedalizzazione di un componente della coppia all’altro viene negato il diritto di visita in quanto non legato da vincoli di parentela, se vi è una morte prematura non vi è la possibilità di eredità in favore del compagno superstite.

Parimenti sempre in caso di decesso non può essere trasferita la pensione di reversibilità.

Queste e molte altre difficoltà, insieme al desiderio di creare una vera famiglia spingono sempre più italiani a sposarsi in nazioni in cui è possibile coronare questi legittimi desideri tra cui Spagna, Gran Bretagna e Germania solo per fare alcuni nomi.

Alla data di Ottobre 2015 in Italia non è possibile, per le persone dello stesso sesso, contrarre matrimonio né sono stabilite delle forme di unioni civili che suppliscano a questa mancanza e che riconoscano una forma di tutela della coppia.

Le nozze celebrate all’estero, quando vengono riportate presso il Registro delle Unioni Civili, conservano un riconoscimento sino ad un’eventuale dichiarazione di nullità stabilita esclusivamente dal Tribunale Civile.

È possibile avere il riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia seguendo alcune strategie che si sono rivelate positive.

Ci sono stati due casi due casi di unioni gay a Roma e Napoli che hanno “fatto scuola”, e creato un precedente. Essi rappresentano esattamente il comportamento che dovrebbe assumere un ufficiale di stato civile, nel caso in cui dovesse trovarsi a dover trascrivere un matrimonio gay celebrato in un paese diverso dall’Italia.

La modulistica utilizzata è quella originale del paese nel quale è stato contratta l’unione: si può utilizzare un comune modulo di matrimonio proveniente dall’estero per avere il riconoscimento del matrimonio omosessuale in Italia. L’unica cosa che cambia è l’indicazione utilizzata per riferirsi alle persone interessate che diventerà: “coniuge e coniuge”.

Il problema sorge non nella fase di trascrizione affidata all’ufficiale di stato civile o al sindaco del comune dove si vuole registrare l’atto, ma nel possibile contenzioso che deriva da situazioni che al momento risultano essere al limite della normativa vigente in assenza di una legislazione in materia.

In ultima analisi, quindi, bisogna essere consci che si agisce senza fondamenti normativi concreti, il che può generare atti tesi a dimostrare illegittimità di queste trascrizioni “rivoluzionarie”.

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